Jean-Paul Sartre
profilo, progetto teorico e linea d’argomentazione
Jean-Paul Sartre (Parigi 1905 – Parigi 1980) è figura centrale della filosofia del Novecento europea: romanziere, drammaturgo, saggista e filosofo, ha dato forma a una filosofia esistenziale che si colloca a partire dalla fenomenologia husserliana e dall’ermeneutica heideggeriana, per poi sviluppare un sistema originale incentrato sulla nozione di libertà, sul ruolo della coscienza come «nulla d’essere», e infine su un tentativo di integrazione critica del marxismo. La sua ambizione teorica è tanto analitica — descrivere la struttura dell’esperienza e della coscienza — quanto pratica e politica: formulare una filosofia che orienti l’azione e la trasformazione sociale.
1. Contesto biografico e percorso intellettuale (sintesi essenziale)
Dopo studi brillanti all’École normale supérieure e prime influenze fenomenologiche e letterarie, Sartre costruisce la sua formazione dialogando con Husserl e Heidegger ma anche con letteratura e psicologia. La sua produzione filosofica più rilevante si colloca fra gli anni ’30 e gli anni ’60, con testi chiave quali L’Imagination (1936), L’être et le néant (1943), L’existentialisme est un humanisme (1946, lezione), e Critique de la raison dialectique (1960). Parallelamente alla produzione teorica, Sartre scrive romanzi e drammi che sono insieme esperimenti ontologici e indagini esistenziali: La Nausée, Les chemins de la liberté, Huis clos, Les mains sales. Politicamente è attivo: antifascista nella Resistenza, impegnato pubblicamente su Indocina, Ungheria, Algeria, Vietnam e partecipante alle contestazioni del 1968; fonda Les Temps Modernes (1945) come strumento di intervento pubblico e critica culturale.
2. Metodo filosofico: fenomenologia trasformata e «metodo progressivo-regressivo»
Sartre eredita dalla fenomenologia husserliana l’attenzione alla descrizione rigorosa dell’esperienza vissuta (Erlebnis), ma ne rielabora le categorie in senso ontologico-esistenziale. L’obiettivo è non tanto ricostruire la struttura trascendentale della coscienza quanto individuare le strutture concrete dell’essere umano come essere-per-sé (être-pour-soi) in rapporto all’essere-in-sé (être-en-soi) e al mondo.
Due caratteristiche metodologiche sono centrali:
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Descrizione fenomenologica e analisi ontologica: partendo da descrizioni dettagliate di atteggiamenti, emozioni, percezioni e situazioni concrete (esemplificate nei romanzi), Sartre costruisce concetti ontologici che spiegano la struttura esistenziale della coscienza (es. néantizzazione, progetto).
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Ricerca d’una metodologia dialettica (la cosiddetta méthode progressive-regressive sviluppata e argomentata particolarmente nella Recherche d’une méthode, allegata alla Critique de la raison dialectique): questo metodo combina un movimento regressivo (analisi delle strutture che spiegano i fenomeni: indagine delle condizioni) e progressivo (riaggregazione in un orizzonte dialettico che non nega la libertà individuale ma ne mostra l’inscrizione in rapporti sociali e storici). Non si tratta di una dialettica deterministica; è piuttosto un tentativo di integrare libertà soggettiva e condizioni oggettive in un’analisi della prassi.
3. Ontologia fondamentale: essere-in-sé e essere-per-sé
L’asse ontologico di L’être et le néant (1943) oppone due modalità fondamentali dell’essere:
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Être-en-soi (essere-in-sé): essere delle cose, presenza piena e compiuta, senza coscienza; caratterizzato da identità, totalità e immodificabilità costitutiva. L’essere-in-sé non si pone domande, non si trascende.
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Être-pour-soi (essere-per-sé): l’essere della coscienza umana, nontestualità, mancanza o néant strutturale; la coscienza è trascendenza: non è mai completamente presente a sé, è relazione riflessiva che apre al nulla. Questo carattere di «mancanza» rende possibile la libertà e il progetto: la coscienza è quella capacità di negare, di sospendere, di porre distinzioni che apre spazi di possibilità.
3.1. La nozione di néantisation (néantisation)
Per Sartre il «nulla» non è una semplice privazione ontologica, ma un risultato operativo: la coscienza néantise (néantisation) l’essere-in-sé quando lo considera, lo interpreta o lo rifiuta. La negazione è quindi costitutiva dell’atto intenzionale: attraverso la negazione la coscienza trascende i dati e li riorganizza secondo progetti. Da ciò discende che la libertà è ontologicamente fondata nella struttura stessa della coscienza.
4. Libertà, responsabilità e angoscia: il nucleo etico-esistenziale
Sartre formula una tesi che diventerà proverbiale: «l’esistenza precede l’essenza». Questo enunciato significa che l’essere umano non è dotato di una natura prefissata; esiste in primo luogo e poi si definisce attraverso le sue scelte e azioni. Conseguenza logica: la radicale libertà e la piena responsabilità. Non esistono giustificazioni ultime che sottraggano l’agente alla responsabilità delle proprie scelte — né dio, né natura, né legge storica riducono la tirannia della scelta.
4.1. Angoscia e nausea
La consapevolezza della libertà è accompagnata dall’angoscia: stato affettivo che rivela la contingenza dell’essere e la mancanza di fondamenti certi; nella prosa narrativa, La Nausée esplora l’esperienza epistemica della continguità: la roba non ha ragione d’essere, la realtà appare come «satura» e priva di senso stabile. L’angoscia è quindi esperienza della libertà priva di supporti.
4.2. Cattiva fede (mauvaise foi)
Per evitare l’angoscia e la responsabilità l’individuo può ricorrere alla «mauvaise foi»: autoinganno in cui la coscienza si presenta come fatto (come se fosse un essere-in-sé) e si nasconde la sua libertà. Sartre analizza i meccanismi psicologici e situazionali della cattiva fede (esempi classici: il cameriere che si identifica meccanicamente con il ruolo, l’amante che nega la libertà dell’altro). La bad faith non è semplice menzogna; è una strutturazione interiore che permette all’agente di evitare la decisione e l’assunzione di responsabilità.
5. Intersoggettività, lo sguardo (le regard) e l’oggettivazione
Uno dei momenti teorici più famosi è la teoria della relazione con l’altro: l’altro non è mai neutro; attraverso lo sguardo (regard) l’Altro oggettiva il mio essere, riducendomi a cosa. In L’être et le néant Sartre analizza come il rapporto altrui introduca alienazione e conflitto: esistere per il sguardo dell’altro è essere definito, giudicato e quindi parzialmente privato di libertà. Questo passaggio orienta anche la riflessione politica e sociale: le relazioni sociali sono sempre campo di lotte per il riconoscimento.
La risoluzione hegeliana del riconoscimento è problematica per Sartre: egli mantiene una forte accentuazione sul conflitto e sulla contingenza, pur richiamandosi al tema hegeliano del reciproco riconoscimento. Nel teatro (es. Huis clos) l’esperienza dell’altro è radicalizzata: “l’enfer, c’est les autres” cattura il potere dell’Altro di trasformare la soggettività altrimenti intima in un inferno di giudizio e oggettivazione.
6. Temporalià, progetto e orientamento verso il futuro
Per Sartre la coscienza è fondamentalmente proiettiva: il pour-soi è sempre orientato verso progetti futuri. Questa struttura proiettiva si coniuga con la nozione di facticità (ciò che è dato e che condiziona): il soggetto è al contempo fatticità (biografia, corpo, contesto storico) e progetto trascendente. L’analisi di Sartre situa la libertà come tensione dinamica, non come volontà illimitata; le scelte sono fatte in contesto e vengono formulate a partire da vincoli reali. Questa tensione è centrale nella sua etica e nella sua politica — la libertà non è astratta ma operante in condizioni storiche.
7. Esistenzialismo come umanesimo e la questione etico-politica
Con la lezione del 1945, L’existentialisme est un humanisme, Sartre risponde a critiche sulle presunte derive nichiliste dell’esistenzialismo: approfondisce la trasformazione dell’angoscia in responsabilità etica. Se la condanna alla libertà costituisce una condizione universale, allora l’uomo è anche chiamato a scegliere pensando all’umanità: la scelta individuale ha valore di modello per l’umanità intera. Da qui il passaggio dall’esistenzialismo “analitico” a un orientamento etico-politico: l’azione libera è ingaggio nel mondo e responsabilità verso gli altri.
8. Letteratura e teatro: forma e funzione filosofica
Sartre non separa mai rigorosamente la pratica letteraria dalla speculazione filosofica. I romanzi e i drammi sono laboratori ontologici: attraverso la forma narrativa esplora la soggettività, il tempo, la libertà. La Nausée, come fenomeno fenomenologico della nausea, è un esempio paradigmatico: la narrativa permette una descrizione ricca di esperienze vissute che alimentano la teoria. Nel teatro la drammaturgia di Sartre privilegia l’azione breve, la forte intensità morale e situazionale e l’uso del mito come dispositivo per rendere universali conflitti contingenti (Les mouches, Huis clos, Les mains sales).
9. La svolta marxista e la Critique de la raison dialectique
Negli anni Cinquanta Sartre compie una svolta: integra l’analisi esistenziale con un’analisi delle strutture sociali e delle condizioni materiali. La Critique de la raison dialectique (1960) è il testo in cui sviluppa una teoria della prassi e del gruppo come soggetti storici, tentativo di coniugare libertà individuale e dinamiche strutturali del capitalismo. Alcuni punti centrali:
- Praxis: Sartre recupera l’idea marxiana che gli individui sono agenti storici inseriti nelle condizioni materiali, e parlando di praxis sottolinea l’unità di azione e riflessione.
- Formazioni sociali: assume categorie di analisi sociale (classi, pratiche, conflitti) ma rifiuta interpretazioni deterministiche; critica l’economicismo e il riduzionismo del marxismo ufficiale.
- Metodologia: riafferma la necessità di una metodologia che sappia combinare analisi soggettiva (libertà, progetto) e oggettiva (strutture, rapporti di produzione)—da qui la ricerca di una dialettica empirica che tenga conto della contingente unità di soggetti e strutture.
La Critique è ambiziosa ma anche problematica: tenta di superare limiti del marxismo e dell’esistenzialismo, ma viene criticata – da Marxisti strutturalisti come Althusser – per non aver realizzato una teoria delle strutture indipendenti dall’azione soggettiva sufficiente a spiegare la riproduzione sociale.
10. Impegno politico e pratiche pubbliche
Sartre è intellettuale pubblico militante: dalle prese di posizione sul colonialismo, alla sua solidarietà per cause nazionaliste anticoloniali, fino alla presidenza del Tribunale Russell sul Vietnam. Il suo impegno ha avuto carattere a volte contraddittorio (oscillazioni tra marxismo critico e solidarietà a movimenti rivoluzionari) e ha attirato critiche sia dalla destra sia dalla sinistra (per esempio, divergenze con il Partito Comunista Francese e rotture con Camus e Merleau-Ponty). Resta centrale, però, la sua idea che la riflessione filosofica senza impegno sia insufficiente: la filosofia deve intervenire nella storia.
11. Critiche teoriche principali
La ricezione critica ha evidenziato numerosi limiti e potenzialità nelle posizioni sartreane. Le critiche principali sono:
- Volontarismo e sovrastima dell’agenzia: Sartre è accusato di privilegiare un soggetto troppo autonomo, sottostimando la capacità delle strutture sociali, culturali ed economiche di condizionare l’agire umano. Questo è il motivo centrale delle critiche strutturaliste.
- Ambiguità metodologica: il tentativo di coniugare esistenzialismo e marxismo è giudicato da alcuni poco sistematico e composto da elementi incompatibili dal punto di vista teorico.
- Elusione dell’inconscio: la rilettura della psicologia e il rigetto di una psicoanalisi riduttiva rendono problematico l’inserimento sistematico delle scienze umane (psicologia, sociologia) nel progetto sartreano — benché Sartre abbia tentato di dialogare con esse.
- Critiche etiche: l’esaltazione radicale della libertà e della responsabilità è talvolta vista come individualistica e moralmente esigente in modo impraticabile.
Nonostante ciò, molte di queste critiche sono state superate o integrate da sviluppi successivi (femminismo, teoria critica, antropologia filosofica) che hanno valorizzato aspetti sartreani (libertà, responsabilità, critica dell’alienazione) pur correggendo i suoi limiti.
12. Eredità intellettuale e linee di ricerca successive
Sartre ha lasciato un impatto esteso: ha influenzato la letteratura, il teatro, la filosofia politica e le scienze umane. Le linee di sviluppo includono:
- La discussione sulla soggettività e l’intersoggettività in fenomenologia e filosofia morale.
- Le riflessioni su libertà e responsabilità in etica contemporanea.
- L’analisi delle dinamiche di riconoscimento e potere (filoni che vanno da Honneth a Nancy).
- L’influenza sulla sociologia critica e sulla teoria politica francese, anche come punto di contrasto per strutturalismo, poststrutturalismo e teoria critica.
13. Conclusione: forza e limiti di un progetto filosofico integratore
Il lavoro di Sartre si caratterizza per la volontà di pensare l’uomo come agente libero e responsabile, ma nello stesso tempo come essere situato in contesti fattuali e storici. La sua importanza consiste nel proporre un’ontologia della libertà che non sia astratta ma connessa alla dimensione pratica; nella volontà di non separare letteratura e filosofia; e nel fare della filosofia un atto di critica storica e politica. I limiti maggiori risiedono nella tensione metodologica fra soggettività radicale e spiegazione strutturale, e nella difficoltà di elaborare strumenti analitici che rendano conto allo stesso tempo di libertà individuale e di determinazioni sociali profonde.
Per lo studioso contemporaneo Sartre rimane un interlocutore imprescindibile: chi studia soggettività, prassi e politica trova nella sua opera risorse concettuali ricche e problemi teorici tuttora vivi.
Riferimenti essenziali (selezione)
Opere principali di Sartre citate nel testo: La Nausée (1938), L’être et le néant (1943), L’existentialisme est un humanisme (1946), Les chemins de la liberté (serie, 1945–49), Les Mouches (1943), Huis clos (1944), Les mains sales (1948), Critique de la raison dialectique (1960). Per approfondire interpretazioni critiche: studi su fenomenologia e esistenzialismo, commentari su L’être et le néant e lavori sulla ricezione politica nell’Europa del dopoguerra.