mercoledì 9 luglio 2025

Corso di storia della letteratura: Beckett 1906

Samuel Beckett 1906

Samuel Beckett nacque il 13 aprile 1906 a Dublino, in Irlanda. Dopo aver studiato al Trinity College, si trasferì a Parigi, dove conobbe James Joyce, che influenzò profondamente la sua scrittura. Durante la Seconda Guerra Mondiale si unì alla Resistenza francese, rischiando la vita per le sue attività clandestine.

Dopo il conflitto, Beckett scrisse le sue opere più celebri in francese, per poi tradurle in inglese. Il suo stile scarno e minimalista divenne il marchio distintivo di una nuova forma di teatro e narrativa. Nel 1969 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura per il suo contributo innovativo alla drammaturgia e alla letteratura del Novecento. Morì a Parigi il 22 dicembre 1989.

Opere Principali

"Aspettando Godot" (1952) – Il suo capolavoro teatrale, simbolo del teatro dell'assurdo, in cui due vagabondi attendono invano un misterioso Godot, riflettendo sull'assurdità dell’esistenza.

"Finale di partita" (1957) – Un’opera cupa e claustrofobica che esplora la dipendenza e la fine dell’umanità.

"L’innominabile" (1953) – Un romanzo sperimentale in cui il protagonista è ridotto a una pura voce, in una narrazione che sfida la logica tradizionale.

"Molloy" (1951), "Malone muore" (1951), "L’innominabile" (1953) – La trilogia che segna il passaggio di Beckett a uno stile sempre più essenziale e astratto.

"Giorni felici" (1961) – Un’opera teatrale in cui una donna, progressivamente sommersa dalla sabbia, continua a mantenere un ottimismo paradossale.

Valore Letterario

Beckett è una delle figure più rivoluzionarie della letteratura e del teatro contemporaneo. La sua opera, caratterizzata da una scrittura essenziale e spoglia, esplora il non-senso della vita, l’attesa, la solitudine e il destino ineluttabile dell’uomo.

Attraverso l’uso dell’assurdo e del minimalismo, Beckett ha ridefinito le regole della narrazione e della drammaturgia, influenzando profondamente il teatro del Novecento e la filosofia esistenzialista. Il suo lascito è un'analisi spietata della condizione umana, in cui il comico e il tragico si fondono in un equilibrio sottile e inquietante.

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