
Menandro: Il Sorriso della Nuova Commedia
Quando Menandro nasce ad Atene nel 342 a.C., la città non è più quella gloriosa dell’età di Pericle: è una capitale stanca, disillusa, ma ancora piena di vita quotidiana, intrighi domestici e sogni amorosi. In questo scenario meno epico e più umano, Menandro diventa il maestro della “commedia nuova”, un genere che abbandona gli dèi, la satira politica e i cori per concentrarsi su ciò che davvero interessa agli uomini: l’amore, la famiglia, i malintesi, le passioni.
Il Poeta dell’Umanità Comune
A differenza di Aristofane, Menandro non attacca politici o filosofi: racconta la vita di ogni giorno con eleganza, umorismo e una sottile malinconia. Le sue commedie mettono in scena schiavi furbi, padri autoritari, giovani innamorati e vecchie balie piene di saggezza popolare. La trama è costruita attorno a intrighi domestici, identità svelate e colpi di scena, ma ciò che resta è il tono misurato, lo sguardo benevolo, la comprensione profonda della natura umana.
Un Teatro che Anticipa il Nostro Mondo
Le sue opere – di cui ci sono giunti frammenti e una commedia intera, Il Misantropo – sono il prototipo di quello che sarà il teatro moderno. Le maschere non sono più caricature, ma caratteri credibili e riconoscibili, capaci di suscitare empatia. Le passioni sono universali: chi non si è mai innamorato in segreto, chi non ha mai litigato in famiglia?
Il Successo Oltre i Confini del Tempo
Menandro ebbe un successo enorme già in vita, tanto che le sue opere venivano rappresentate in tutta la Grecia ellenistica. Ma fu soprattutto Roma a consacrarlo all’immortalità, grazie a Plauto e Terenzio, che tradussero e rielaborarono le sue commedie, facendo sì che la sua voce continuasse a vivere nel teatro latino e oltre.
L’Arte di Far Sorridere con Grazia
Menandro morì intorno al 292 a.C., probabilmente annegato mentre si bagnava in mare. Una fine poetica per un autore che seppe cogliere con ironia e delicatezza i piccoli drammi della vita, elevandoli a materia teatrale. Il suo motto, giunto fino a noi, è semplice e immortale: «Chi ama non può non commettere errori».
E in questo, come in tutto, Menandro parla ancora a noi.
Nessun commento:
Posta un commento