venerdì 28 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Rosvita 935

Rosvita 935

Rosvita fu una monaca sassone, autrice di poemi e drammi latini, nata verso il 935, morta poco dopo il 973. Visse nel monastero di Gandersheim, dove ebbe maestra, indi badessa, una nipote di Ottone I, Gerberga.

La sua prima fatica letteraria fu quella di versificare, in metro eroico o elegiaco, leggende sacre: la storia della Vergine Maria, l'Ascensione del Signore, le passioni di S. Gongolfo, di S. Pelagio, di S. Dionigi, di S. Agnese, la conversione di Teofilo, un miracolo di S. Basilio. Attinse in genere a testi scritti; ma per S. Pelagio s'affidò alla narrazione ch'ella aveva udito dalla bocca d'un cordovano, cioè di un concittadino del santo, testimone oculare della sua vita e della sua morte. Del resto i libri che le servirono per le altre leggende furono testi apocrifi, come il Vangelo di S. Giacomo, o storie ricche di elementi meravigliosi (miracoli, patti diabolici, ecc.), che rivelano a ogni modo i gusti romanzeschi della poetessa. L'ultima sua fatica letteraria fu quella di comporre poemi storici, celebrando le gesta di Ottone I (sino all'incoronazione imperiale del 962, oltre la quale la pia suora non osò provare le sue forze) e le origini del monastero di Gandersheim. Ma tutte queste opere, senza dubbio notevoli, non sarebbero bastate a darle un posto distinto, anzi singolare, nella storia della letteratura latina medievale, se tra la prima e l'ultima serie dei suoi poemi R. non avesse composto anche sei drammi. Buona conoscitrice dei classici, ella osò, sola in tutto il Medioevo, imitare Terenzio. Voleva anzi, possibilmente, con la sua, sostituire l'opera del grande comico latino, non sulla scena, donde era disceso già da tanti secoli Terenzio, e dove R. non sognava certo di salire, ma nelle scuole e nelle biblioteche. Le commedie di Terenzio erano divenute un testo scolastico dei più letti e dei più studiati, un libro dei più diffusi e dei più ricercati; ma la loro immoralità costituiva agli occhi degli spiriti austeri un grave danno. Perciò Rosvita volle porvi rimedio, e "in quello stesso genere letterario, in cui si rappresentavano le lascivie delle male femmine, celebrare la castità delle sante vergini". Cercò dunque l'argomento dei suoi drammi nella letteratura agiografica; ma, poiché le parve constatare che la trattazione di amori colpevoli era, nella commedia, un elemento essenziale, preferì le pie leggende che le potevano fornire di tale materia. Così due dei suoi drammi (Abraham, Paphnutius) rappresentano la conversione di due meretrici; due altri (Callimachus, Dulcitius) il trionfo di una casta donna e di tre pure vergini contro le turpi voglie di due libertini. I due restanti drammi (Gallicanus, Sapientia) si sottraggono tuttavia a questa regola. Del resto R. disconosce i caratteri principali della commedia antica: non solo per lo scopo edificante che si propone, non solo per il funebre fine a cui conduce l'azione (in genere alla morte esemplare di martiri o di penitenti; in un caso all'orribile morte d'un malvagio), ma per l'assenza dell'elemento comico (se si eccettuano alcune notevoli scene del Dulcitius), anzi per la prevalenza dell'elemento tragico (che nel Callimachus assume addirittura carattere macabro); poi per la trasgressione d'ogni limitazione di tempo e di luogo e per la trascuranza d'ogni esigenza scenica; infine anche per l'abbandono d'ogni specie di versificazione, a cui è sostituita ingegnosamente la prosa rimata. Le esercitazioni drammatiche di R. non significano dunque affatto una resurrezione della commedia antica. E non hanno d'altra parte nulla di comune con quei drammi liturgici, che proprio allora stavano nascendo nelle chiese, e dai quali si sviluppò il dramma nuovo. Fu solo più tardi che le sacre rappresentazioni si volsero a sfruttare le leggende dei santi, e a trattare argomenti simili o uguali a quelli di R. Opera isolata fu dunque la sua; e, priva di contatti com'era con la realtà teatrale, piena di inesperienze; macchiata qua e là (specie nel Paphnutius) da pedanterie scolastiche; ma, con tutto ciò, sorretta da un naturale istinto drammatico: netti i caratteri, vivo il dialogo, una, in ogni dramma (se si eccettua il Gallicanus), l'azione: tutti pregi che spiccano in modo particolare nell'Abraham.

Non dunque soltanto la singolarità storica di questi drammi, ma anche il loro valore intrinseco, ne spiega il successo, in tempi recenti, anche fuori della stretta cerchia dei dotti: successo attestato dalle numerose traduzioni in varie lingue, oltre che da qualche isolato e curioso tentativo di rappresentazione.

giovedì 27 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Giovenale

Giovenale II sec. d.C.


Giovenale (o Juvenal in latino) è stato un poeta satirico romano vissuto tra il primo e il secondo secolo d.C. La sua vita esatta è poco conosciuta, ma si stima che abbia vissuto durante il periodo dei cosiddetti "flavii", che include i regni degli imperatori Vespasiano, Tito, e Domiziano. Le opere più conosciute di Giovenale sono i "Satire" (Satirae), una serie di versi satirici che affrontano vari aspetti della società romana del suo tempo. Le satire di Giovenale sono note per la loro satira pungente, il sarcasmo e la critica vigorosa nei confronti della corruzione, della decadenza morale e della vita quotidiana della Roma imperiale. Giovenale affronta argomenti che vanno dalla corruzione politica alla degenerazione sociale, dalle relazioni familiari alle pratiche sessuali. La sua opera è spesso oscura e sarcastica, caratterizzata da un linguaggio forte e dalla denuncia degli eccessi della società romana. Tra le satire più celebri di Giovenale ci sono "La satira delle donne", "La satira del panem et circenses" (il pane e i giochi), che critica la popolazione romana per la loro passività politica e il desiderio di divertimenti invece che partecipare alla vita pubblica. Le satire di Giovenale sono giunte fino a noi in forma incompleta, ma hanno avuto un notevole impatto sulla letteratura satirica occidentale successiva, influenzando autori come Jonathan Swift, Alexander Pope e altri. La sua critica acuta e il suo stile vivace continuano a essere studiati e apprezzati nella moderna critica letteraria.

mercoledì 26 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Seneca

Seneca I sec. d. C.
Seneca, il cui nome completo era Lucio Anneo Seneca, comunemente noto come Seneca il Giovane è stato uno scrittore, filosofo e uomo politico romano del I secolo d.C. Seneca è famoso per le sue opere filosofiche, ma è anche noto per le sue tragedie, che rappresentano una parte significativa della sua produzione letteraria.
Seneca scrisse nove tragedie durante la sua vita, tra cui:
"Thyestes" (Thyestes o Tieste)
"Phaedra" (Fedra)
"Phoenissae" (Le fenicie)
"Hercules Furens" (Ercole furioso)
"Troades" (Le Troiane)
"Phaedra" (Fedra)
"Agamemnon" (Agamennone)
"Oedipus" (Edipo)
Le tragedie di Seneca sono notevoli per la loro influenza sulla letteratura successiva e per il loro stile drammatico. Esse sono spesso paragonate alle tragedie greche classiche, ma Seneca ha introdotto alcune differenze significative nel suo approccio alla tragedia. Le sue opere tendono ad essere più violente, con una maggiore enfasi sugli elementi sanguinolenti e crudeli, e spesso esplorano temi come la passione, l'ira, la vendetta e il destino.
Le tragedie di Seneca sono scritte in versi, utilizzando l'esametro, uno schema metrico tipico della poesia epica e drammatica dell'epoca. La loro forma poetica è in contrasto con il più comune metro in prosa utilizzato nelle tragedie greche. 
Nonostante alcune critiche sulla sua originalità e stile, le tragedie di Seneca hanno avuto un impatto duraturo sulla letteratura e il teatro europei. Nel Rinascimento, le sue opere furono oggetto di rinnovato interesse, influenzando drammaturghi come William Shakespeare e molti altri. La sua influenza è ancora visibile nella drammaturgia moderna.

martedì 25 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Svetonio

Svetonio 69 d.C.

Gaio Svetonio Tranquillo, noto comunemente come Svetonio, è stato uno storico e biografo romano vissuto nel I e II secolo d.C. Nacque intorno al 69 d.C. e visse fino almeno al 122 d.C. La sua opera più famosa è "Vite dei Dodici Cesari" (De Vita Caesarum), spesso chiamata anche "Le Vite dei Cesari" o "Le Vite".
"Le Vite dei Dodici Cesari" è una serie di biografie degli imperatori romani da Giulio Cesare fino a Domiziano. Ogni biografia offre una descrizione dettagliata della vita, delle azioni e delle caratteristiche personali di ciascun imperatore. Svetonio si concentra non solo sugli aspetti politici e militari, ma anche su quelli personali, compresi dettagli sulla vita quotidiana, gli hobby e le abitudini dei Cesari.
L'opera di Svetonio è suddivisa in dodici libri, ognuno dedicato a un imperatore specifico. Tra gli imperatori trattati ci sono Giulio Cesare, Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone e molti altri. L'opera rappresenta una preziosa fonte di informazioni sulla storia romana e sulla vita degli imperatori.
Tuttavia, va notato che Svetonio non è sempre considerato uno storico del tutto accurato. Il suo approccio spesso enfatizza gli aspetti sensazionalistici e aneddotici, e alcune delle sue informazioni possono essere discusse in termini di precisione storica. Nonostante ciò, "Le Vite dei Dodici Cesari" è una delle principali fonti antiche sulla storia romana e ha avuto un impatto duraturo sulla storiografia.
Oltre alle "Vite dei Dodici Cesari", Svetonio scrisse altre opere, tra cui "Vita di Terenzio" (una biografia del commediografo Terenzio) e "De Viris Illustribus" (Vite di uomini illustri), una serie di biografie di personaggi storici e letterari romani.

lunedì 24 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Tacito

Tacito 56 d.C.

Publio Cornelio Tacito è stato uno storico e senatore romano vissuto tra il 56 e il 120 d.C. La sua opera, nota come "Annales" (Annali), è una delle fonti più importanti per la storia romana dal 14 al 68 d.C. Tuttavia, molte delle sue opere sono andate perdute nel corso del tempo.
Le opere principali di Tacito includono:
"Annales" (Annali): Una storia della Roma imperiale che inizia con la morte dell'imperatore Augusto nel 14 d.C. e si estende fino alla morte dell'imperatore Nerone nel 68 d.C. Purtroppo, molte parti di questa opera sono andate perdute, e la narrazione si interrompe bruscamente nel 66 d.C. Tuttavia, ciò che rimane offre una preziosa fonte di informazioni sulla politica e la società romana di quel periodo.
"Historiae" (Storie): Un'opera storica che copre il periodo successivo a quello degli "Annales", dall'anno 69 d.C. fino alla metà degli anni 70 d.C. Purtroppo, gran parte di questa opera è andata perduta.
"Germania": Un trattato che tratta delle tribù germaniche e delle usanze del popolo germanico. Quest'opera è giunta fino a noi ed è un'importante fonte di informazioni sulla Germania dell'epoca.
"Dialogus de Oratoribus" (Dialogo sugli oratori): Un dialogo immaginario tra oratori romani che tratta della decadenza dell'oratoria nella Roma del suo tempo.
Tacito è noto per il suo stile eloquente e la sua abilità nel ritrarre la psicologia umana. La sua opera è caratterizzata da una profonda riflessione sulla corruzione politica e morale, e spesso esprime una certa nostalgia per l'età repubblicana. Tacito è stato un critico acuto dell'autocrazia imperiale, ma allo stesso tempo era un sostenitore della dignità senatoriale.
L'opera di Tacito è stata fondamentale per la comprensione della storia romana e ha avuto un impatto duraturo sulla storiografia occidentale.

domenica 23 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Lucano

Lucano 39 d.C.

Marco Annaeo Lucano, noto semplicemente come Lucano, è stato un poeta romano vissuto nel I secolo d.C. La sua opera più nota è l'epopea epica intitolata "La Pharsalia" o "De Bello Civili" (Sulla guerra civile), composta tra il 60 e il 65 d.C. La Pharsalia tratta della guerra civile tra Cesare e Pompeo, che culminò nella battaglia di Farsalo nel 48 a.C.
Lucano nacque a Corduba (l'odierna Cordova, in Spagna) nel 39 d.C., ma trascorse gran parte della sua vita a Roma. Faceva parte di una famiglia influente e aveva stretti legami con la corte imperiale, essendo il nipote del filosofo Seneca il Vecchio e il fratello di Lucio Anneo Seneca, noto come Seneca il Giovane, uno dei principali filosofi stoici dell'epoca.
La sua opera, La Pharsalia, è composta da dieci libri e rappresenta uno sforzo significativo nel genere epico. L'opera è caratterizzata da un linguaggio ricco, descrittivo e da una struttura narrativa che riflette il tumultuoso periodo storico che descrive. Tuttavia, a differenza di molti epici classici, La Pharsalia è scritta in esametri, una scelta metrica insolita per il genere.
L'opera di Lucano è notevole per la sua prospettiva drammatica e il suo ritratto vivido delle battaglie, ma ha anche ricevuto critiche per la sua tendenza all'esagerazione e all'iperbole. Lucano era un oppositore della dinastia giulio-claudia, e la sua opera riflette la sua ostilità nei confronti di Cesare, considerando la sua presa di potere come un rovesciamento dell'ordine repubblicano.
Lucano visse in un periodo turbolento sotto l'imperatore Nerone. Nel 65 d.C., fu coinvolto in una cospirazione contro Nerone, nota come la congiura di Pisone, e Lucano fu costretto a scegliere tra il suicidio o l'esecuzione. Scelse di compiere il suicidio a soli 26 anni.
La Pharsalia ha continuato ad attirare l'attenzione degli studiosi per la sua originalità stilistica e il suo commento sulla politica e la società del suo tempo.

sabato 22 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Ovidio

Ovidio 43 a.C.

Ovidio, il cui nome completo era Publio Ovidio Nasone (43 a.C. - 17/18 d.C.), è stato uno dei più noti poeti dell'antica Roma. Nato a Sulmona, nell'attuale Italia, Ovidio è noto per la sua vasta produzione poetica che spazia dalla mitologia all'amore.

Tra le sue opere più celebri ci sono:

"Metamorfosi" (Metamorphoses): Questa epopea poetica è una delle opere più importanti di Ovidio. Racconta la storia del mondo dalla creazione fino al periodo di Cesare Augusto, enfatizzando la tematica delle trasformazioni mitologiche. L'opera è una collezione di storie legate tra loro attraverso il tema delle metamorfosi, che riflettevano la natura instabile e mutevole del mondo.

"Le Eroidi" (Heroides): Una serie di lettere immaginarie scritte da eroine mitologiche a loro amanti assenti. Ovidio dà voce alle donne della mitologia, permettendo loro di esprimere i loro sentimenti e le loro preoccupazioni.

"Ars amatoria" (L'arte dell'amore): Un poema didattico che offre consigli sull'amore e la seduzione. L'opera è divisa in tre libri e dà suggerimenti sia agli uomini che alle donne su come conquistare e mantenere un partner.

"Remedia Amoris" (Rimedi contro l'amore): Un seguito all'"Ars Amatoria", in cui Ovidio offre consigli su come dimenticare un amore non corrisposto.

La vita di Ovidio è stata segnata da un evento noto come l'esilio. Nel 8 d.C., l'imperatore Augusto esiliò Ovidio a Tomi, sul Mar Nero, per ragioni che non sono completamente chiare. Ovidio scrisse della sua triste situazione nelle "Tristezze" e nelle "Lettere dal Ponto" durante il periodo dell'esilio.

L'opera di Ovidio ha avuto un impatto significativo sulla letteratura occidentale, influenzando poeti e scrittori attraverso i secoli. La sua abilità nel raccontare storie mitologiche e il suo stile elegante hanno reso le sue opere un tesoro duraturo della letteratura latina.


venerdì 21 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Livio

Livio 59 a.C.

Tito Livio, noto anche come Livio, è stato uno storico romano vissuto tra il 59 a.C. e il 17 d.C. La sua opera più celebre è la monumentale "Ab Urbe Condita Libri" (Libri dalla fondazione della città), spesso abbreviata in "Ab Urbe Condita" o "AUC". Questo lavoro è una storia epica di Roma, che inizia con le leggendarie origini della città e arriva fino al suo tempo.

Livio nacque a Patavium (l'odierna Padova, in Italia settentrionale) e trascorse la sua vita a Roma. La sua opera "Ab Urbe Condita" è divisa in 142 libri, ma solo una parte di essi è giunta fino a noi. La sezione che si conserva va fino al libro 45, coprendo il periodo dalla fondazione di Roma fino al 9 a.C. Livio scrisse la sua storia in modo narrativo, cercando di analizzare le cause e gli effetti degli eventi storici, spesso basandosi su varie fonti. Le sue opere riflettono una profonda conoscenza delle tradizioni romane e un forte interesse per i valori morali e politici. Livio era spesso critico nei confronti dei cambiamenti sociali e politici che si verificarono durante la sua vita, in particolare la trasformazione della Repubblica romana in un impero. La "Ab Urbe Condita" ebbe una notevole influenza nei secoli successivi. Il lavoro di Livio ha contribuito a plasmare la visione storica di Roma nell'età moderna ed è stato ampiamente utilizzato come fonte di conoscenza sulla storia e la cultura romane. La sua narrazione accurata e il suo stile eloquente hanno reso la sua opera un classico della storiografia latina.

giovedì 20 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Virgilio

Virgilio 70 a.C.

Publius Vergilius Maro, noto comunemente come Virgilio, è stato un poeta romano di grande rilievo. Ecco una breve biografia di Virgilio:

Nascita e Giovinezza: Virgilio nacque il 15 ottobre 70 a.C. in un piccolo villaggio nei pressi di Mantova, nell'attuale Italia settentrionale. La sua famiglia era di condizione contadina, ma Virgilio dimostrò presto un grande talento letterario.

Educazione: Virgilio studiò retorica e filosofia a Cremona e poi a Milano. Successivamente si trasferì a Roma per continuare i suoi studi letterari. Fu a Roma che entrò in contatto con importanti personaggi dell'epoca, tra cui il poeta Orazio e l'imperatore Augusto, che divenne uno dei suoi mecenati.

Opere Letterarie: La sua opera più famosa è l'"Eneide", un'epopea epica che racconta la storia del mitico eroe troiano Enea. L'Eneide, composta da dodici libri, venne scritta su richiesta di Augusto per glorificare la storia di Roma e legittimare il governo di Augusto stesso come erede di Cesare. Purtroppo, Virgilio morì prima di poter completare l'opera; i suoi amici, rispettando il suo desiderio, la pubblicarono postuma.

Morte: Virgilio morì il 21 settembre 19 a.C. a Brindisi, Italia, mentre tornava da un viaggio in Grecia. La causa esatta della sua morte è incerta; alcune fonti suggeriscono una febbre contratta durante il viaggio.

Influenza e Eredità:

L'Eneide ebbe un impatto duraturo sulla letteratura romana e occidentale in generale. Virgilio fu celebrato come uno dei più grandi poeti della letteratura latina, e la sua influenza si estese per secoli. Il poeta Dante Alighieri, nel suo capolavoro "La Divina Commedia," considerava Virgilio la sua guida attraverso l'Inferno e il Purgatorio.

Virgilio è ricordato come uno dei pilastri della letteratura classica romana e come un poeta il cui lavoro ha avuto un impatto duraturo sulla cultura occidentale.

L'"Eneide" è un poema epico scritto da Publio Virgilio Marone, noto semplicemente come Virgilio, uno dei più grandi poeti romani dell'antichità. L'"Eneide" è considerato uno dei capolavori della letteratura latina e uno dei più importanti epici della tradizione occidentale. L'opera fu composta tra il 29 e il 19 a.C. durante il regno dell'Imperatore Augusto, ed è composta da 12 libri.

Ecco alcune caratteristiche e punti salienti dell'"Eneide":

Tema centrale: L'"Eneide" narra la storia di Enea, un eroe troiano che fugge dalla caduta di Troia e intraprende un viaggio epico alla ricerca di una nuova patria. Il poema racconta le sue avventure e le sue sfide nel corso di questa impresa.

Influenza dell'Iliade e dell'Odissea: L'"Eneide" è profondamente influenzato dalle epiche greche "Iliade" e "Odissea" di Omero. Virgilio intende creare un'epopea romana che collega le origini mitologiche di Roma alla tradizione epica greca.

Eredità troiana di Roma: Il poema sottolinea la discendenza di Enea da Troia e promuove la legittimità mitologica di Roma come erede di Troia. Questo è un tema politico importante, in quanto Virgilio scriveva sotto il patronato di Augusto, il quale voleva legittimare la sua leadership attraverso legami mitologici con gli antichi troiani.

Divina intercessione: Gli dèi olimpici, come Giove e Venere, intervengono nella vita di Enea e influenzano gli eventi. Questo è un tratto comune nelle epopee greche e romane.

mercoledì 19 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Catullo

Catullo I sec. a.C.

Catullo, il cui nome completo era Gaius Valerius Catullus, è stato un poeta romano vissuto nel I secolo a.C., durante gli ultimi anni della Repubblica Romana. Catullo è noto per essere uno dei più grandi poeti lirici dell'antichità romana.

Le sue opere più celebri sono le "Carmina" (Carmen), una raccolta di componimenti poetici che spaziano da epigrammi e poesie d'amore a satire e invettive. La sua poesia è nota per la sua intensità emotiva, l'uso innovativo del linguaggio e la varietà di temi affrontati.

Alcuni dei motivi principali della poesia di Catullo includono:

Poesie d'amore (Carmen 5, 7, 85, 101): Catullo è famoso per le sue intense poesie d'amore, spesso dedicate a una donna chiamata Lesbia (probabilmente una cortigiana di nome Clodia). Queste poesie esplorano la passione, la gelosia e le gioie dell'amore.

Epigrammi e Commedie (Carmen 1, 10, 16): Catullo scrisse anche epigrammi umoristici e comiche che spesso si riferiscono a personaggi della sua cerchia sociale, inclusi altri poeti e politici dell'epoca.

Satire e Invettive (Carmen 16, 49, 84): Catullo utilizzò la sua poesia per esprimere disprezzo e critica verso alcuni individui, incluso il poeta e politico Cesare Licinio Calvo.

Lamentazioni e Poesie Biografiche (Carmen 64): Una delle opere più lunghe di Catullo è dedicata alla descrizione del mito di Giasone e Medea. Questa poesia riflette sia il suo interesse per la mitologia che il suo dolore personale.

Catullo ebbe una vita breve, e la sua poesia riflette le gioie e i dolori della sua esperienza personale. Il suo stile è noto per la sua eleganza, la precisione lessicale e la profonda espressione delle emozioni. L'influenza di Catullo si è estesa attraverso i secoli, influenzando poeti della letteratura latina e successivamente anche poeti in lingue moderne.


martedì 18 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Cesare

Giulio Cesare 100 a.C.


Giulio Cesare, noto principalmente come comandante militare e statista, non è storicamente riconosciuto per essere un letterato nel senso tradizionale del termine. La sua fama è legata principalmente alle sue abilità militari straordinarie e al suo ruolo chiave nel processo che portò alla fine della Repubblica Romana e all'inizio dell'Impero Romano.
Tuttavia, Giulio Cesare è noto anche per la sua eloquenza e la sua abilità di scrittura. Ha scritto numerosi resoconti delle sue campagne militari, che sono giunti fino a noi sotto forma di "Commentarii de Bello Gallico" (Commentari sulla guerra gallica) e "Commentarii de Bello Civili" (Commentari sulla guerra civile). Questi resoconti, scritti in terza persona, sono spesso considerati chiari e dettagliati, ma sono orientati più verso la presentazione dei fatti che verso un'espressione letteraria sofisticata.
I "Commentarii" sono diventati opere di riferimento per gli studiosi di storia militare e sono apprezzati per la loro chiarezza e oggettività. Tuttavia, è importante notare che questi scritti erano più orientati alla documentazione dei fatti e delle tattiche militari che alla creatività letteraria.
Quindi, mentre Giulio Cesare non può essere considerato un letterato nel senso classico, le sue opere scritte hanno contribuito significativamente alla comprensione storica del suo tempo e delle sue imprese. La sua influenza, tuttavia, si estende principalmente alla sfera militare e politica piuttosto che a quella letteraria.


lunedì 17 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Terenzio

 Terenzio 195 a.C.

Terenzio, il cui nome completo era Publius Terentius Afer, è stato un drammaturgo e commediografo romano dell'antica Roma. Visse tra il 195/185 a.C. e il 159 a.C. ed è noto per le sue commedie sofisticate e raffinate, spesso basate su commedie greche, ma adattate al gusto e alla cultura romana. Ecco alcune informazioni chiave su Terenzio:

Biografia: Le informazioni sulla vita di Terenzio sono limitate. Si sa che nacque in Africa, probabilmente a Cartagine, e fu venduto come schiavo a Roma. Fu liberato da un senatore romano di nome Terenzio Lucano, da cui prese il nome e che gli diede un'educazione letteraria. Terenzio divenne poi un commediografo di successo a Roma.

Commedie: Terenzio scrisse sei commedie durante la sua breve carriera, tutte basate su opere di autori greci precedenti. Le sue opere includono "Andria" (La ragazza di Andro), "Heauton Timorumenos" (L'uomo che si timorizza), "Eunuchus" (L'eunuco), "Phormio," "Adelphoe" (I fratelli) e "Hecyra" (La suocera).

Stile e temi: Le commedie di Terenzio sono caratterizzate dalla loro eleganza e raffinatezza. Egli fu noto per la sua abilità nel trattare temi complessi come l'amore, l'identità sbagliata, la famiglia e la moralità in modo sottile e intellettuale. A differenza di Plauto, Terenzio evitò spesso l'umorismo slapstick e le situazioni comiche esagerate.

Ricezione e influenza: Terenzio ebbe un'enorme influenza sul teatro romano e successivamente su quello europeo. Le sue opere erano così ben scritte e adattate al gusto romano che furono ammirate e rispettate dai contemporanei e dai successori. Le sue opere furono studiate come modelli di stile e retorica nelle scuole romane e continuarono ad essere rappresentate per molti secoli dopo la sua morte.

Lingua latina: Terenzio scrisse in una forma più colloquiale e raffinata del latino rispetto a Plauto. Il suo stile linguistico contribuì a influenzare la lingua latina classica e la prosa letteraria.

Terenzio è considerato uno dei più grandi commediografi latini ed è noto per aver portato una maggiore sofisticazione e complessità alla commedia romana. Le sue opere continuano a essere studiate e rappresentate in teatri di tutto il mondo, dimostrando la duratura rilevanza delle sue opere e del suo talento letterario.



domenica 16 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Plauto

Plauto 254 a.C.

Plauto, il cui nome completo era Titus Maccius Plautus, è stato un famoso drammaturgo e commediografo romano dell'antica Roma. Visse tra il 254 e il 184 a.C. ed è considerato uno dei più grandi autori di commedie della letteratura latina.

Ecco alcune informazioni chiave su Plauto e la sua opera:

Commedie: Plauto scrisse circa 130 commedie durante la sua vita, anche se molte di esse sono andate perdute nel corso dei secoli. Le sue opere sono state influenti nel teatro romano e hanno fornito un modello per molti autori successivi, tra cui Terenzio. 

Stile e temi: Le commedie di Plauto sono conosciute per il loro umorismo, i giochi di parole e le situazioni comiche. Molte delle sue opere ruotano attorno a temi come l'inganno, l'identità sbagliata e le relazioni amorose. I suoi personaggi spesso appartengono alla classe sociale bassa o alla servitù, e le commedie esplorano le dinamiche sociali dell'antica Roma. 

Influenze: Plauto prese ispirazione dalla commedia greca, adattando molte delle sue trame e personaggi da opere comiche greche preesistenti. Tuttavia, diede loro un tocco romano distintivo e introdusse elementi di cultura romana nelle sue commedie. 

Opere famose: Alcune delle sue commedie più note includono "Aulularia" (L'orciolo), "Miles Gloriosus" (Il soldato fanfarone), "Amphitryon" (Anfitrione), "Pseudolus" e "Rudens" (La rete). 

Ricezione e influenza: Le opere di Plauto hanno goduto di grande popolarità nell'antica Roma e hanno continuato a essere rappresentate per secoli dopo la sua morte. La sua influenza si è estesa oltre l'antica Roma, influenzando il teatro europeo durante il Rinascimento e oltre. 

Lingua latina: Le commedie di Plauto sono state scritte in una forma arcaica della lingua latina, nota come latino plautino. Questo stile linguistico ha contribuito a preservare molte parole e forme grammaticali latine antiche. 

Nonostante siano passati più di due millenni dalla sua morte, le opere di Plauto rimangono una parte importante del patrimonio letterario e teatrale dell'umanità, e il suo contributo alla commedia romana continua ad essere riconosciuto e apprezzato.



sabato 15 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Polibio

 

Polibio: Lo Storico delle Cause e dei Destini

Nel cuore del II secolo a.C., quando il Mediterraneo è in subbuglio e Roma inizia a dominare il mondo, un greco dell’Arcadia alza lo sguardo e decide di capire perché tutto questo stia accadendo. Il suo nome è Polibio di Megalopoli, e sarà lui a raccontare, con rigore e lucidità, l’ascesa irresistibile di Roma.


Da ostaggio a osservatore privilegiato

Polibio non nasce in una biblioteca, ma nella politica attiva: figlio di un importante uomo pubblico, diventa presto stratega della sua città. Quando Roma sottomette l’Acaia, viene deportato come ostaggio nella capitale dell’impero nascente. Ma il destino lo pone accanto agli Scipioni, la più influente famiglia aristocratica del tempo. Da lì, osserva da vicino il cuore pulsante del potere romano.


Le “Storie”: non un racconto, ma un’analisi

La sua opera monumentale, le Storie, originariamente in 40 libri, vuole spiegare come e perché Roma sia diventata padrona del mondo. Non gli interessano gli aneddoti né le glorie episodiche: Polibio cerca le cause profonde, le leggi non scritte che regolano l’evoluzione delle civiltà. È il primo storico dell’antichità a mettere metodo, analisi e teoria politica al centro della narrazione storica.


La politica come chiave della storia

Polibio è convinto che per comprendere il corso degli eventi servano conoscenze reali di politica, guerra e istituzioni. Studia la costituzione romana come un moderno politologo, individuando nell’equilibrio tra Senato, magistrati e popolo la forza del sistema. Parla già, in nuce, di checks and balances, secoli prima che queste idee diventino cardini della teoria politica moderna.


Il ciclo dei governi e il destino dei popoli

Una delle sue intuizioni più celebri è la teoria dell’anaciclosi: i regimi politici, secondo Polibio, seguono un ciclo naturale di nascita, apogeo e decadenza, passando da monarchia ad aristocrazia, a democrazia, fino alla tirannide e di nuovo da capo. Una visione disincantata e lucida, che influenzerà pensatori futuri come Machiavelli e Montesquieu.


Testimone del passaggio d’epoca

Polibio muore intorno al 118 a.C., dopo aver assistito a uno dei più grandi mutamenti geopolitici della storia antica. La sua eredità non è solo quella di un cronista, ma di un pensatore storico, che insegna a leggere dietro i fatti, a connettere gli eventi, a capire la storia per governare il futuro.



venerdì 14 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Callimaco

 

Callimaco: Il Cesellatore di Parole

Nel cuore dell’età ellenistica, mentre l’impero di Alessandro si frammenta e le culture si mescolano tra Oriente e Occidente, Callimaco da Cirene emerge come la voce sottile e raffinata della nuova poesia. Nato intorno al 310 a.C. nell'attuale Libia, diventa uno degli eruditi più brillanti della Biblioteca di Alessandria, un luogo dove si custodisce e si reinventa il sapere del mondo antico.


L’Eleganza Contro la Grandezza

Callimaco non ama i poemi lunghi e solenni: li chiama “fiumi torbidi”, preferendo invece le “sorgenti limpide”, brevi ma cristalline. La sua è una poetica del dettaglio, dell’allusione, della forma perfetta. Rifiuta l’epica roboante in favore della miniatura preziosa. E con questa nuova arte, rivoluziona la letteratura.


Poeta degli Dei, degli Uomini e dei Miti Minori

Nei suoi Inni, non racconta solo la grandezza degli dèi, ma ne mostra l’umanità, i capricci, le emozioni. Negli Epigrammi, riesce a dire in pochi versi ciò che altri non dicono in cento. Ma è con le Aitia che Callimaco lascia il segno: una raccolta di racconti poetici che spiegano l’origine di riti, culti e tradizioni. Non i grandi eventi, ma le pieghe secondarie della storia: è lì che lui trova la poesia.


Il Letterato che Difende la Poesia come Arte

Callimaco non è solo poeta, è anche studioso, bibliotecario, polemista. Nella Biblioteca di Alessandria cataloga libri, scrive trattati, litiga con i colleghi. Celebre è la sua disputa con Apollonio Rodio, difensore dell’epica tradizionale: uno scontro simbolico tra due visioni del mondo, tra il racconto monumentale e la poesia scolpita nel marmo di poche parole.


Eredità di un Esteta Ribelle

Muore intorno al 240 a.C., ma il suo spirito attraversa i secoli. Lo ammirano i poeti latini come Catullo, Properzio, Ovidio. Lo studiano i filologi. Lo imitano gli esteti. La sua lezione? La vera arte è misura, è scelta, è intelligenza del linguaggio.

Callimaco non vuole stupire con la quantità, ma incantare con la qualità. E in questo, rimane uno dei maestri più sottili e influenti della poesia di tutti i tempi.



giovedì 13 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Menandro

Menandro: Il Sorriso della Nuova Commedia

Quando Menandro nasce ad Atene nel 342 a.C., la città non è più quella gloriosa dell’età di Pericle: è una capitale stanca, disillusa, ma ancora piena di vita quotidiana, intrighi domestici e sogni amorosi. In questo scenario meno epico e più umano, Menandro diventa il maestro della “commedia nuova”, un genere che abbandona gli dèi, la satira politica e i cori per concentrarsi su ciò che davvero interessa agli uomini: l’amore, la famiglia, i malintesi, le passioni.


Il Poeta dell’Umanità Comune

A differenza di Aristofane, Menandro non attacca politici o filosofi: racconta la vita di ogni giorno con eleganza, umorismo e una sottile malinconia. Le sue commedie mettono in scena schiavi furbi, padri autoritari, giovani innamorati e vecchie balie piene di saggezza popolare. La trama è costruita attorno a intrighi domestici, identità svelate e colpi di scena, ma ciò che resta è il tono misurato, lo sguardo benevolo, la comprensione profonda della natura umana.


Un Teatro che Anticipa il Nostro Mondo

Le sue opere – di cui ci sono giunti frammenti e una commedia intera, Il Misantropo – sono il prototipo di quello che sarà il teatro moderno. Le maschere non sono più caricature, ma caratteri credibili e riconoscibili, capaci di suscitare empatia. Le passioni sono universali: chi non si è mai innamorato in segreto, chi non ha mai litigato in famiglia?


Il Successo Oltre i Confini del Tempo

Menandro ebbe un successo enorme già in vita, tanto che le sue opere venivano rappresentate in tutta la Grecia ellenistica. Ma fu soprattutto Roma a consacrarlo all’immortalità, grazie a Plauto e Terenzio, che tradussero e rielaborarono le sue commedie, facendo sì che la sua voce continuasse a vivere nel teatro latino e oltre.


L’Arte di Far Sorridere con Grazia

Menandro morì intorno al 292 a.C., probabilmente annegato mentre si bagnava in mare. Una fine poetica per un autore che seppe cogliere con ironia e delicatezza i piccoli drammi della vita, elevandoli a materia teatrale. Il suo motto, giunto fino a noi, è semplice e immortale: «Chi ama non può non commettere errori».

E in questo, come in tutto, Menandro parla ancora a noi.



mercoledì 12 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Demostene

Demostene: La Voce di Atene contro i Re

Demostene nacque ad Atene nel 384 a.C., in un tempo in cui la democrazia lottava per resistere alle crescenti pressioni delle potenze monarchiche. Fragile di costituzione, balbuziente da ragazzo, nessuno avrebbe scommesso su di lui come oratore. Eppure fu proprio l’ostinazione a vincere i suoi limiti: si esercitava parlando con ciottoli in bocca, declamava discorsi sulla riva del mare per superare la forza del vento, si isolava per mesi a scrivere e perfezionare l’arte della parola.


Le Filippiche: Il Grido della Libertà

Nel cuore della sua carriera, Demostene si pose come il difensore dell’indipendenza ateniese contro l’avanzata inesorabile della Macedonia. I suoi discorsi più celebri, le Filippiche, furono atti di accusa infuocati contro Filippo II, che dipingeva come il nemico della libertà greca. Con parole taglienti e passione civile, esortava i cittadini ad agire, a non piegarsi all’apatia o all’illusione diplomatica.


Il Politico della Resistenza

Demostene non fu solo un maestro di retorica, ma un uomo profondamente impegnato nella vita pubblica. Partecipò attivamente alla politica ateniese e cercò in ogni modo di riunire le città greche contro la minaccia macedone. Ma i tempi erano cambiati, e la grande Atene non era più quella del secolo d’oro. Nonostante i suoi sforzi, la sconfitta di Cheronea nel 338 a.C. segnò la fine delle speranze di resistenza unitaria.


Il Tramonto di un Idealista

Dopo la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C., Demostene tornò a farsi portavoce di una nuova rivolta greca. Ma anche questo tentativo fallì. Inseguito dai nemici politici e minacciato di arresto, scelse la via del suicidio, un gesto tragico che chiuse una vita segnata dalla lotta per la libertà e la dignità della polis.


Un’Eredità di Parole e Coraggio

La fama di Demostene non si esaurì con la sua morte. I suoi discorsi, conservati in buona parte fino a noi, sono modelli di chiarezza, forza e persuasione. I retori romani lo ammirarono, Cicerone lo considerò “l’oratore perfetto”, e ancora oggi il suo nome è sinonimo di eloquenza appassionata.

Demostene non vinse la sua battaglia contro i re, ma vinse il tempo: la sua voce risuona ancora come simbolo di resistenza, idealismo e potere della parola.



martedì 11 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Senofonte

 

Senofonte: Lo Sguardo del Soldato, la Penna del Filosofo

Nato ad Atene intorno al 431 a.C., Senofonte fu tutto fuorché un intellettuale da biblioteca. Fu storico, filosofo, scrittore e comandante militare, protagonista e testimone diretto di uno dei periodi più turbolenti della storia greca. Discepolo di Socrate, uomo d’azione e d’ingegno, attraversò continenti, battaglie e ideali, lasciandoci un’eredità letteraria che ancora oggi sorprende per chiarezza e varietà.


L’Anabasi: Un’Odissea di Diecimila Guerrieri

La sua opera più celebre, l’Anabasi, è un capolavoro del racconto storico-avventuroso. Vi narra la drammatica ritirata dei Diecimila, mercenari greci ingaggiati da Ciro il Giovane nella sua fallita impresa contro il fratello Artaserse. Senofonte, che all'inizio era solo un osservatore, si ritrovò a guidare l’armata nella ritirata verso la patria. In queste pagine, lo stratega e il narratore si fondono, offrendo un resoconto vivido e appassionante, fatto di gelo, battaglie, diplomazia e coraggio.


Elleniche: Il Testimone della Fine di un’Epoca

Con le Elleniche, Senofonte raccoglie il testimone lasciato da Tucidide e ci conduce nel mondo greco dopo la Guerra del Peloponneso. Non si limita a descrivere fatti: li interpreta con uno sguardo più pacato e moraleggiante, meno cinico del suo predecessore. Attraverso gli eventi politici e militari, emerge la sua speranza – spesso disillusa – in un ordine basato sulla moderazione e sull’equilibrio.


Un Socrate Diverso: I Memorabili

Ma Senofonte non è solo cronista di guerre. Nei Memorabili, ci restituisce un ritratto alternativo di Socrate, il maestro che aveva conosciuto da vicino. Il suo Socrate è meno astratto di quello platonico, più pragmatico e concreto, vicino alla vita quotidiana. I dialoghi sono brevi, vivaci, ricchi di ironia e buonsenso: un Socrate che non insegna a volare nell’iperuranio, ma a vivere meglio tra gli uomini.


L’Arte di Governare la Casa: L’Economico

In un’opera minore ma significativa come l’Economico, Senofonte esplora un tema curioso per un ex generale: la gestione della casa e delle terre. Ma anche qui, dietro ai consigli agricoli e domestici, si cela un’idea più ampia: l’ordine nella polis inizia dall’ordine nella famiglia, e la saggezza socratica può guidare anche l’economia domestica.


Un Ateniese in Esilio

Senofonte fu esiliato da Atene, forse per la sua simpatia verso Sparta o per la sua vicinanza a Ciro il Giovane. Trascorse molti anni lontano dalla sua città natale, spesso in territori spartani, dove scrisse e rifletté. La sua visione politica fu conservatrice ma lucida, critica verso gli eccessi della democrazia e incline a un ideale di governo temperato dalla virtù e dall’esperienza.


Una Voce Fuori dal Coro

Considerato per secoli un autore “minore”, Senofonte è stato lentamente rivalutato. Il suo stile limpido, la sua capacità di raccontare con precisione, e la varietà dei suoi interessi – dalla storia alla filosofia, dalla guerra all’etica domestica – ne fanno oggi una delle voci più autentiche e accessibili dell’antica Grecia. Più che un teorico, un uomo che ha vissuto ciò che ha scritto.



lunedì 10 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Isocrate

 

Isocrate: Il Maestro della Parola e della Politica

Nato ad Atene nel 436 a.C., Isocrate è una figura affascinante e poco convenzionale dell’antichità greca. Non fu filosofo nel senso stretto, né politico di mestiere, eppure fu uno dei pensatori più influenti del suo tempo. Credeva nel potere della parola, nella forza dell’educazione e nella responsabilità dell’intellettuale. Fu, soprattutto, un educatore di coscienze e un architetto di ideali civici.


L’Arte del Discorso come Strumento di Civiltà

Per Isocrate, la retorica non è semplice eloquenza, ma una disciplina nobile e necessaria: è la capacità di parlare bene per agire bene. In un’epoca dominata dai sofisti e dai demagoghi, propone una retorica sobria, legata all’etica e alla politica. Non ama i giochi verbali fini a sé stessi: per lui, la parola ha senso solo se migliora la vita comune, se guida la città verso la giustizia.


Un Educatore Visionario

Isocrate non aprì una scuola qualunque, ma una vera palestra dello spirito civico. I suoi allievi non imparavano solo a scrivere discorsi, ma a diventare cittadini consapevoli, capaci di guidare lo Stato con equilibrio e lungimiranza. La sua formazione mirava all’areté – l’eccellenza morale – e a una visione politica fondata sul dialogo, l’armonia, la collaborazione tra i Greci.


L’Atene Ideale e la Grecia Unita

Disilluso dalla decadenza della democrazia ateniese, Isocrate immaginava una Grecia unita, guidata non dalla forza, ma dalla ragione. Nei suoi scritti più celebri, come il Panegirico e il Filippo, esorta alla fine dei conflitti interni e alla nascita di una grande alleanza panellenica. Persino Alessandro Magno, indirettamente, sarà ispirato da questo sogno di unità sotto una guida illuminata.


Contro la Filosofia del Verbo Vuoto

Pur stimando Socrate, Isocrate si tiene lontano dai filosofi speculativi, in particolare da Platone. Li accusa di astrattezza, di disinteresse per il mondo reale. Per lui, il sapere deve servire a vivere meglio, non a perdersi in ragionamenti lontani dalla vita concreta. La sua filosofia, per quanto “non filosofica”, è profondamente pragmatica e moderna.


Un Erede del Logos Greco

La sua prosa elegante, sobria e armoniosa ha influenzato generazioni di oratori e scrittori. Con Isocrate, la parola si fa civiltà, la retorica si fa politica, e la cultura si mette al servizio della polis. Uomo solitario, spesso malinconico, morì a 98 anni, forse lasciandosi morire pochi giorni dopo la sconfitta di Cheronea. Con lui si spegne una voce lucida, equilibrata, profondamente umana.



domenica 9 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Aristofane

 

Aristofane: Il Giullare Geniale di Atene

Nato intorno al 450 a.C., Aristofane è il grande maestro della commedia antica greca, un autore che ha saputo unire il riso e la critica, la fantasia sfrenata e l’analisi spietata del suo tempo. Nei suoi testi, Atene diventa un palcoscenico grottesco dove si esibiscono generali, filosofi, dèi e cittadini comuni, tutti messi alla berlina con un'ironia tagliente e spesso dissacrante. Il suo teatro è uno specchio deformante, ma verissimo.


La Commedia come Arma Politica

Nel mondo di Aristofane, il comico è anche il critico, e le sue opere sono veri e propri atti di intervento politico. In Le nuvole, si scaglia contro Socrate e le mode intellettuali; in Lisistrata, immagina le donne che scioperano dal sesso per fermare la guerra; in Gli uccelli, costruisce una città ideale nel cielo per sfuggire alla corruzione della politica. Ogni risata nasconde una pugnalata al cuore del potere.


Fantasia Sfrenata, Satira Incontenibile

Aristofane non si limita a rappresentare la realtà: la trasfigura, la capovolge, la reinventa con una libertà assoluta. Le sue commedie sono popolate da dèi in crisi, animali parlanti, eroi ridicolizzati, donne più sagge degli uomini. La fantasia è il suo strumento per smascherare le ipocrisie, sfidare i tabù, proporre soluzioni impossibili ma rivelatrici.


Il Popolo come Protagonista

Nelle sue opere, la voce del popolo ateniese risuona forte e chiara. I protagonisti non sono eroi nobili, ma cittadini comuni che cercano di sopravvivere tra guerre assurde, tasse oppressive, politici corrotti. Con un linguaggio vivace, ricco di doppi sensi, parodie e oscenità, Aristofane parla a un pubblico vivo, partecipe, spesso coinvolto nelle sue stesse provocazioni.


La Commedia che Svela l’Umano

Dietro le risate, Aristofane ci consegna una riflessione profonda sull’essere umano: la sua stupidità, la sua avidità, ma anche il suo desiderio di pace, giustizia e bellezza. La sua comicità non consola, ma scuote, costringe a pensare. È una forma di filosofia rovesciata, che usa il riso per dire ciò che altri non osano.


Un Classico Sempre Ribelle

Anche se profondamente legato alla sua epoca, Aristofane continua a parlare al nostro tempo. Le sue commedie, rappresentate in tutto il mondo, dimostrano che la satira è eterna. Contro ogni potere cieco, ogni fanatismo, ogni stupidità, la voce di Aristofane risuona come una risata liberatoria e necessaria.



sabato 8 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Tucidide

 

Tucidide: Lo Storico della Guerra e della Ragione

Nato ad Atene intorno al 460 a.C., Tucidide è considerato il primo vero storico “scientifico” dell’antichità. Mentre Erodoto raccontava il mondo con meraviglia, Tucidide ne indaga le leggi nascoste, i meccanismi del potere, le passioni umane dietro le grandi decisioni. La sua opera, La Guerra del Peloponneso, è un capolavoro di rigore analitico e profondità psicologica. Non una cronaca, ma una diagnosi della storia.


Una Guerra Fratricida al Microscopio

La guerra che Tucidide racconta – quella tra Atene e Sparta – non è solo un conflitto politico e militare: è uno scontro tra due visioni del mondo. E lui, testimone diretto e stratega esiliato, ne osserva gli sviluppi con lo sguardo freddo di chi vuole comprendere, non consolare. La guerra, per Tucidide, è un fenomeno ricorrente, quasi naturale, che rivela l’essenza profonda dell’uomo e della polis.


La Verità oltre il Racconto

A differenza di Erodoto, Tucidide non si affida ai racconti tramandati o al fascino delle leggende. Egli dichiara apertamente il proprio metodo: verificare, confrontare, dubitare. Il suo stile è essenziale, spoglio, a volte duro: vuole solo ciò che è vero, o almeno verosimile. Nasce così una nuova forma di scrittura storica, dove la ricerca della verità è più importante del piacere del lettore.


Il Potere, la Paura, l’Ambizione

Tra le pagine della sua opera, Tucidide mette a nudo le passioni che guidano la politica e la guerra: l’avidità, l’ambizione, il desiderio di dominio. Celebre è il Discorso degli Ateniesi ai Melii, in cui la legge del più forte si impone sulla giustizia. Ma anche il Discorso funebre di Pericle, in cui l’autore offre un ritratto luminoso dell’ideale democratico. Il lettore è continuamente spinto a riflettere, a giudicare, a dubitare.


Storia come Lezione per il Futuro

Tucidide scrive non solo per raccontare ciò che è stato, ma per offrire una lezione destinata a chi verrà dopo. La storia, dice, è “possesso per sempre” (ktēma es aiei): uno strumento per capire i meccanismi eterni del potere, per prepararsi ai conflitti futuri. Non c’è moralismo, ma lucida consapevolezza della natura umana, con le sue grandezze e le sue debolezze.


Il Fondatore della Storia Politica

Con Tucidide nasce la storiografia politica: un’indagine delle cause, delle dinamiche e delle conseguenze delle scelte umane. Il suo stile asciutto, i suoi ritratti impietosi, la sua logica stringente hanno ispirato Machiavelli, Hobbes, gli storici moderni. Il suo mondo è privo di eroi e dèi: è il mondo degli uomini, nella loro drammatica responsabilità.


Se vuoi, posso proseguire con altri autori come Aristofane, Platone o Senofonte, sempre nello stesso stile narrativo e divulgativo.

venerdì 7 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Euripide


Euripide: Lo Scandaloso del Teatro Greco

Se Eschilo fu il maestro del sacro e Sofocle l’artefice dell’equilibrio tragico, Euripide fu il ribelle, l’innovatore, il più umano dei tre grandi tragediografi ateniesi. Nato intorno al 485 a.C., Euripide scardinò i canoni della tragedia classica e portò le passioni, i dubbi, le fragilità dell’animo umano al centro della scena. Le sue opere scossero il pubblico del suo tempo, e continuano ancora oggi a porci domande scomode.


Il Teatro dei Margini: Donne, Schiavi, Stranieri

Una delle caratteristiche più sorprendenti del teatro euripideo è la centralità dei personaggi marginali: donne che lottano contro l’oppressione, schiavi che riflettono, stranieri che soffrono. Figure come Medea, Ecuba, Fedra sono protagoniste potenti, complesse, inquiete. Euripide le mostra non come simboli, ma come esseri viventi, pieni di contraddizioni e di verità.


Il Mito si Rompe: Psicologia e Critica Sociale

Con Euripide, il mito perde la sua aura sacrale per diventare uno specchio dell’uomo. L’intervento degli dèi è spesso ambiguo, distante, ironico. I suoi personaggi non seguono schemi eroici, ma si confrontano con paure reali, passioni travolgenti, dilemmi morali profondi. Le tragedie diventano strumenti di critica: alla guerra, alla religione, alla società patriarcale.


Dialoghi Brucianti, Finale Inaspettato

Il linguaggio di Euripide è più diretto, a volte quasi quotidiano. I suoi dialoghi sono conflitti interiori messi in scena, duelli verbali che mostrano il pensiero in movimento. Le sue tragedie non portano conforto: spesso si concludono con finali amari, grotteschi, destabilizzanti, come nel caso della Baccanti o della Medea. Euripide non vuole rassicurare, ma sconvolgere e far pensare.


Un Autore Scomodo per Tutti i Tempi

Incompreso dai suoi contemporanei, criticato da Aristofane per la sua “tragedia razionale”, Euripide ha trovato maggiore fortuna nei secoli successivi. Fu apprezzato dagli intellettuali ellenistici, imitato dai romani, studiato nel Rinascimento, e oggi è tra gli autori greci più rappresentati nel mondo. La sua eredità è quella di una tragedia moderna, che ci parla ancora con linguaggio vivo e problematico.


La Tragedia come Laboratorio dell’Umano

Euripide ci invita a guardare nel cuore dell’uomo, senza veli e senza dogmi. Le sue opere sono interrogativi drammatici lanciati al pubblico: cos’è la giustizia? Cos’è l’amore? Che valore ha il potere? In lui, la tragedia si fa filosofia incarnata, teatro dell’interiorità, laboratorio etico e psicologico. Ed è proprio questa sua forza inquieta che lo rende, ancora oggi, profondamente nostro contemporaneo.



giovedì 6 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Erodoto

 

Erodoto: Il Padre della Storia

Nato ad Alicarnasso intorno al 484 a.C., Erodoto è universalmente riconosciuto come il primo vero storico della civiltà occidentale. Ma chiamarlo solo “storico” è riduttivo: Erodoto fu anche viaggiatore, narratore, etnografo e filosofo dell’umano. La sua opera più celebre, le Storie, è un affresco grandioso dei popoli del mondo antico e delle loro vicende, un ponte tra mito e realtà, tra racconto e indagine.


Un Viaggiatore con lo Sguardo Aperto

Erodoto viaggiò molto: dall’Egitto alla Persia, dalla Scizia alla Grecia. I suoi racconti raccolgono testimonianze dirette, voci ascoltate, storie tramandate. Ogni popolo diventa per lui un oggetto di meraviglia, da osservare senza pregiudizi. È il primo a descrivere usi e costumi “altri” con un atteggiamento di curiosità quasi antropologica, ponendo domande fondamentali: cosa ci rende simili? Cosa ci rende diversi?


Le Guerre Persiane: Una Memoria da Tramandare

Il nucleo centrale delle Storie è il racconto delle Guerre Persiane, il drammatico scontro tra Oriente e Occidente, tra la potenza espansionistica persiana e la resistenza delle poleis greche. Ma Erodoto non si limita al resoconto bellico: scava nelle cause profonde, negli intrecci politici, nei caratteri dei protagonisti. Non c’è giudizio assoluto: anche i nemici vengono descritti con umanità e rispetto.


Il Fascino del Racconto: Dove la Storia Incontra il Mito

Leggere Erodoto è entrare in un mondo dove la storia si fonde con il mito, dove aneddoti meravigliosi si intrecciano con fatti reali. Le sue pagine sono popolate da re ambiziosi, oracoli misteriosi, prodigi naturali, eppure mantengono una tensione costante verso la verità. Erodoto sa bene che la realtà è complessa, e che il mito può essere una chiave per comprenderla.


La Storia come Ricerca: Indagare per Ricordare

Il termine greco che Erodoto usa per descrivere il suo lavoro è historíē, che significa proprio “indagine, ricerca”. Le sue Storie nascono dal desiderio di conservare la memoria degli eventi umani, per evitare che cadano nell’oblio. Il suo intento è chiaro: capire e far capire, dare senso al passato per illuminare il presente.


L’Eredità di un Pioniere

Criticato in passato per la sua mescolanza di realtà e leggenda, oggi Erodoto è riscoperto come precursore del pensiero storico e interculturale. La sua opera è una celebrazione dell’umano nella sua varietà, una lezione di tolleranza, un invito a non fermarsi mai alla superficie. È per questo che continua a essere letto: perché insegna a guardare, a domandare, a ricordare.



mercoledì 5 febbraio 2025

Corso di storia della letteratura: Sofocle

Sofocle: Il Drammaturgo dell’Umano


Nato a Colono, nei pressi di Atene, intorno al 496 a.C., Sofocle è considerato uno dei massimi tragici della Grecia antica. La sua arte teatrale fu un'evoluzione potente rispetto ai predecessori, capace di scavare nell’animo umano con una profondità straordinaria. Più di ogni altro, ha saputo raccontare il conflitto tra la legge degli uomini e quella degli dèi, tra destino e responsabilità individuale.


Il Teatro come Specchio dell’Anima

Nelle sue tragedie, Sofocle non propone soluzioni semplici: i suoi personaggi si trovano spesso di fronte a scelte impossibili, dove ogni azione porta con sé una colpa. È questo il caso dell’Antigone, emblema della coscienza che si ribella all’autorità, o dell’Edipo Re, che scopre nel proprio passato la causa della sua rovina. La tragedia diventa, così, luogo di riflessione etica, in cui il pubblico si specchia e si interroga.


L’Eroe Sofocleo: Solo contro il Destino

L’eroe di Sofocle è spesso solo, lucido, coraggioso fino alla rovina. Non è un burattino del fato, ma neppure un artefice pienamente libero. La sua grandezza sta proprio nella tensione fra il senso del dovere e l’impossibilità di sfuggire a ciò che è già scritto. In questo paradosso si cela la vera tragedia umana: la consapevolezza del limite e il desiderio di superarlo.


Una Nuova Visione della Tragedia

Sofocle innovò la forma teatrale introducendo il terzo attore, riducendo il ruolo del coro e concentrandosi maggiormente sul conflitto tra individui. I suoi dialoghi sono serrati, intensi, spesso costruiti come duelli verbali carichi di tensione. Il linguaggio è alto, ma non astratto: parla direttamente al cuore dello spettatore.


Il Mito Riletto con Occhi Umani

I miti, in Sofocle, non sono solo narrazioni del passato, ma strumenti per riflettere sull’oggi. Edipo, Antigone, Aiace: sono figure arcaiche, ma le loro passioni, i loro tormenti, le loro decisioni sono sorprendentemente contemporanee. Le sue tragedie sono lezioni di umanità, esercizi morali senza tempo, dove il dolore si fa conoscenza.


Un Maestro per i Secoli

La fortuna di Sofocle non si è mai spenta. Le sue opere sono state lette, studiate, messe in scena per secoli. Ha influenzato filosofi come Aristotele, che considerava l’Edipo Re il modello perfetto della tragedia. E ancora oggi, ogni volta che un teatro si apre con una sua opera, il dramma dell’uomo torna a vivere.


Vuoi che prosegua con Euripide o un altro autore classico?

Corso di storia della letteratura: Antica letteratura Ebraica

Letteratura ebraica antica La letteratura ebraica antica rappresenta una delle più straordinarie e influenti tradizioni culturali e spiritu...