Julio Cortázar 1914
Julio Cortázar: tra gioco, sperimentazione e impegno politico
1. Una vita tra due continenti
Julio Cortázar nasce il 26 agosto 1914 a Bruxelles, in circostanze già di per sé insolite: figlio di diplomatici argentini, vive i primi anni d’infanzia in Europa, per poi trasferirsi stabilmente a Buenos Aires. Questa duplice appartenenza – europea per formazione e sensibilità culturale, latinoamericana per radici, lingua e identità – segnerà profondamente la sua opera, sospesa tra modernismo europeo e vitalismo sudamericano.
Dopo aver insegnato e tradotto in Argentina, nel 1951 decide di lasciare il paese in aperta opposizione alla dittatura di Juan Perón, scegliendo Parigi come sua nuova patria. Qui trascorrerà la maggior parte della vita, mantenendo però un legame indissolubile con l’America Latina: sarà sempre, allo stesso tempo, scrittore europeo cosmopolita e intellettuale argentino esiliato.
L’impegno politico diventa esplicito soprattutto dagli anni ’60: Cortázar sostiene la Rivoluzione Cubana, si avvicina ai movimenti di sinistra latinoamericani e denuncia le violenze delle dittature militari. La sua voce critica, pur inserita nei circuiti culturali occidentali, rimane saldamente ancorata alla battaglia per la giustizia sociale nel suo continente d’origine.
2. Cortázar e il fantastico quotidiano
Il primo vero riconoscimento arriva con Bestiario (1951), una raccolta di racconti che introduce la cifra stilistica di Cortázar: la capacità di inserire l’elemento perturbante e fantastico all’interno di situazioni ordinarie. Non si tratta del “realismo magico” alla García Márquez, in cui il meraviglioso è accettato come naturale, ma di una forma di sconfinamento dell’irrazionale dentro la normalità, capace di destabilizzare il lettore.
In racconti come Casa tomada o Le porte del cielo, l’estraneità si insinua nel quotidiano con logica implacabile, mostrando quanto fragile sia la nostra fiducia nella realtà. Cortázar lavora sul limite tra ciò che appare stabile e ciò che improvvisamente si rivela inquietante: il fantastico non come evasione, ma come rottura della percezione.
3. La musica e la scrittura: Il persecutore
Qui emerge anche un tema centrale della sua opera: l’arte come strumento di superamento dei limiti della realtà ordinaria, ma anche come condanna, ossessione e alienazione. Il personaggio del persecutore incarna il genio incompreso, divorato dal proprio linguaggio e dalla propria visione del mondo.
4. Rayuela: il romanzo-labirinto
Nel 1963 Cortázar pubblica Rayuela – Il gioco del mondo, il suo capolavoro e una delle opere più rivoluzionarie della narrativa del XX secolo. Definirlo romanzo è riduttivo: si tratta di un esperimento che mette in discussione le convenzioni stesse della forma narrativa.
Il testo può essere letto in modi diversi: linearmente, nei primi capitoli, oppure seguendo un ordine non convenzionale suggerito dall’autore, saltando da un capitolo all’altro come in un gioco dell’elastico (rayuela significa proprio “campana”, il gioco dei bambini con i numeri disposti a terra).
Questa struttura fa del lettore un co-autore, chiamato a partecipare attivamente al testo. La narrazione diventa esperienza, gioco, sfida. Tematicamente, Rayuela esplora l’alienazione esistenziale, il rapporto tra arte e vita, l’amore, il linguaggio come possibilità e limite. Non è un caso che il romanzo diventi simbolo del Boom latinoamericano, accanto a García Márquez, Vargas Llosa e Fuentes, distinguendosi però per la radicalità della sperimentazione formale.
5. Tra letteratura e politica: Tutti i fuochi il fuoco e Libro di Manuel
Negli anni successivi Cortázar prosegue la sua ricerca con raccolte come Tutti i fuochi il fuoco (1966), in cui il tempo, la memoria e il caso vengono esplorati con tecnica raffinata e spesso spiazzante. La sua scrittura assume il carattere di un laboratorio narrativo permanente, in cui la realtà si piega e si sdoppia.
Con Libro di Manuel (1973), invece, lo scrittore affronta in maniera diretta la dimensione politica: il romanzo si presenta come un collage di frammenti, documenti, notizie, in cui la sperimentazione linguistica si mette al servizio della denuncia delle ingiustizie sociali e delle violenze dittatoriali in America Latina. Questo passaggio segna una svolta: la letteratura non è più solo gioco e rottura, ma anche impegno etico e civile.
6. Il valore critico e l’eredità
Cortázar è considerato uno degli autori più innovativi del Novecento per tre ragioni principali:
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Sperimentazione narrativa: ha sfidato la linearità del romanzo, trasformandolo in un organismo aperto, ludico, interattivo.
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Dimensione fantastica: ha ridefinito i confini del reale, mostrando quanto l’inconscio, l’assurdo e il caso permeino la nostra esperienza.
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Impegno politico: ha saputo integrare il linguaggio della sperimentazione con una presa di posizione chiara contro le ingiustizie, senza mai ridurre la letteratura a propaganda.
La sua eredità lo colloca accanto a Borges e García Márquez, ma con un’impronta del tutto peculiare: se Borges rappresenta il labirinto intellettuale e Márquez il mito collettivo, Cortázar incarna il gioco destabilizzante della scrittura, in cui il lettore è chiamato a perdersi per ritrovarsi diverso.
Conclusione
Julio Cortázar fu uno scrittore cosmopolita e radicato, ludico e impegnato, capace di trasformare la letteratura in uno spazio di libertà e invenzione. La sua opera ha rotto i confini tra realtà e finzione, tra lettore e autore, tra gioco e politica.
A distanza di decenni, leggere Cortázar significa ancora oggi partecipare a una sfida: accettare che la letteratura non sia un territorio sicuro, ma un campo di gioco instabile, un’esperienza aperta, un invito a guardare il mondo da un’angolazione sempre diversa.
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