📚 L’editore online: curatore o algoritmo?
Nell’epoca della disintermediazione digitale, l’editoria online si affida sempre più a motori di raccomandazione e algoritmi predittivi.
Le piattaforme editoriali ci propongono letture “su misura”, selezionate sulla base dei nostri clic, gusti, cronologia.
Ma in questo scenario iperpersonalizzato, che fine fa l’occhio dell’editore, il suo intuito, la capacità di proporre ciò che non ci aspettiamo?
Curare un testo significa più che distribuirlo o promuoverlo. Significa scegliere, valorizzare, difendere un’idea di cultura.
Il rischio è che il lavoro editoriale venga ridotto a una funzione algoritmica: massimizzare il tempo di permanenza sul sito, ottimizzare le conversioni, monetizzare l’attenzione.
🤖 Algoritmi selettivi o editori invisibili?
I sistemi di AI classificano i testi, ne calcolano la leggibilità, suggeriscono titoli, generano sinossi. Alcuni sono in grado di scrivere articoli interi. Il problema non è la tecnologia in sé, ma la scomparsa del criterio culturale a favore del solo dato quantitativo. L’editore umano resta fondamentale: per cogliere l’intuizione, la scommessa, l’autore emergente che l’algoritmo scarterebbe. Perché un libro può essere importante anche se fuori tendenza, difficile o scomodo.
📌 Perché non possiamo fare a meno dell’editore umano?
- 🧠 Per difendere la pluralità culturale oltre il gusto dominante
- 📖 Per selezionare opere con valore letterario e sociale
- 🧭 Per orientare i lettori con criteri critici e non solo metriche
- 📚 Per mantenere uno spazio libero dall’omologazione algoritmica
- ✍️ Per accompagnare gli autori nella costruzione della propria voce
🔎 Conclusione
Gli algoritmi possono aiutare, ma non sostituire la mediazione culturale.
L’editore digitale di domani dovrà essere tecnologo e umanista,
capace di abitare la rete senza smarrire l’orizzonte del senso.
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